Un ciclo politico è finito: la “stabilità instabile” in cui è vissuto l’Occidente in questo quarto di secolo si è rotta - La crisi investe anche la globalizzazione vincente: il capitale si separa dallo sviluppo, dal riformismo, dalla democrazia - Il clamoroso esito del referendum - Il ritorno sulla scena degli invisibili - Il nuovo protagonismo delle donne e dei femminismi - Le prospettive del nuovo contratto dei metalmeccanici - L’impatto della robotizzazione e del digitale nel mondo del lavoro e non solo - L’Europa al voto, analisi su Francia e Germania - Gli Stati Uniti e le relazioni internazionali dopo la vittoria di Donald Trump - Omaggio a Bruno Amoroso

 

Bertinotti, Revelli, A. Gianni, Sarasini, Raparelli, Perna, Di Sisto, Forges Davanzati, Bellucci, T. Gianni, Assennato, Rosatelli, Portelli, Sai, Cremaschi, Russo, Petrarulo, Bonadonna

 

 

 

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L'EDITORIALE

 

GLI INVISIBILI SONO DIVENTATI VISIBILI

L’esito del referendum, è stato clamoroso. Esso ci ha detto una cosa su tutte: gli invisibili si riaffacciano, come possono e quando possono, sul terreno da cui sono stati scacciati. Il terreno in questo caso è stato quello della democrazia rappresentativa, quella del voto. Un ciclo politico è finito. La stabilità politica ha smesso di essere l’asse pigliatutto, anzi, adesso quando le élites perseguono la stabilità (per proseguire nelle loro politiche) si genera, al contrario, proprio l’instabilità. Come per gli apprendisti stregoni. Il referendum renziano ne è stata la conferma più evidente. Il suo clamoroso risultato non è stato la vittoria di una parte politica su un’altra, ma è stata la vittoria del popolo contro le élites. Tanto più esse si sono strette attorno al governo di Renzi, il promotore della controriforma costituzionale, tanto più esse hanno contribuito alla sua sconfitta. Al contrario, le popolazioni più colpite dalle politiche di austerità e di spoliazione dei diritti dei lavoratori sono diventate il motore del no e della sua clamorosa affermazione. Il voto dei giovani ne è la conferma più evidente. La prima generazione che nel secondo dopoguerra sta peggio di quella che l’ha preceduta va all’opposizione del sistema è la generazione del lavoro negato, della disoccupazione e della precarietà, la generazione dei voucher. Ha vinto il popolo contro le élites e contro il governo.

FAUSTO BERTINOTTI

 

 

 

TEMI

 

LE ELEZIONI IN EUROPA. GLI USA DOPO IL VOTO

 

 

FRANCIA. AU REVOIR MONSIEUR SOCIALISME

MARCO ASSENNATO

 

 

GERMANIA. L’ANNO ELETTORALE NEL SEGNO DELL’INCERTEZZA

JACOPO ROSATELLI

 

 

STATI UNITI. IL PARADOSSO DI UN PAESE SPACCATO

SANDRO PORTELLI

 

 

L'ARGOMENTO

 

L’APPROFONDIRSI DELLA CRISI

 

DENTRO IL CRATERE

La “stabilità instabile” in cui è vissuto l’Occidente in questo quarto di secolo si è rotta. Ci troviamo di fronte alle convulsioni del “paradigma neo-liberista”: della forma socio-ideologica che ha caratterizzato egemonicamente la lunga fase di “uscita dal Novecento”, senza praticamente trovare inciampi al proprio interno se non la propria intrinseca tendenza alla crisi

MARCO REVELLI

 

LA STAGIONE REFERENDARIA: TRA VITTORIA E RESTAURAZIONE

Dopo l’ammissione di sconfitta, che non poteva non esserci date le sue proporzioni e qualche accenno di autocritica, è partito immediatamente il contrattacco. Il popolo va ricacciato al suo posto. Proponiamo il rapido succedersi di fatti tutti convergenti ad un unico scopo. Se non si può fare del tutto dimenticare il 4 dicembre si può però tentare di inquinarne il senso e rovesciarne l’esito.

ALFONSO GIANNI

 

SE LE DONNE SI METTONO IN MARCIA. NUOVA POLITICA ED ELABORAZIONE DEL LUTTO

Cortei imponenti occupano le strade del mondo, e invece di suscitare entusiasmi e adesioni, risultano del tutto invisibili. Al meglio fraintesi, spesso osteggiati e criticati. Clamoroso il caso della Women’s March on Washington, il giorno dopo l’insediamento di Trump. Ultimo episodio che segna la non-comprensione di una nuova fase che vede femminismi e donne protagoniste dell’azione politica.

BIA SARASINI

 

 

LA MISERIA E LA FONTE

Il regime neoliberale insiste sul carattere cronico e non congiunturale dell’accumulazione primitiva, con il suo carico di violenza e spoliazione, disuguaglianza e compressione dei salari. Ma chi sono i poveri del nostro tempo? E perché, soprattutto, il capitale si separa irreversibilmente dallo sviluppo, dal riformismo, dalla democrazia?

FRANCESCO RAPARELLI

 

L’ERA TRUMP: NUOVI SCENARI DELLA GEOPOLITICA E DELL’ECONOMIA-MONDO

L’arrivo di Trump apre scenari inediti e immette una dose abbondante di incertezza in un mondo già così insicuro. Certamente alcune delle sue folli promesse non saranno mantenute, ma altre potranno ridisegnare gli equilibri geopolitici a livello globale. Non abbiamo cla palla di vetro, ma tendenze in atto e convergenze di interessi forti, permettono di estrapolare alcuni scenari.

TONINO PERNA

 

GLOBALIZZAZIONE E SENSO DI REALTÀ: COME DEIDEOLOGIZZARE IL COMMERCIO

L’esperienza del Ceta e Ttip offrono l’opportunità di cambiare il modo in cui le politiche di investimento Ue e il commercio sono negoziati. Solo un processo democratico sia a livello europeo, sia negli Stati membri garantirebbero che gli accordi commerciali e di investimento siano buoni fin dall’inizio per tutti e quindi potrebbero ottenere ampio sostegno.

MONICA DI SISTO

 

IL CAPITALISMO DEL LAVORO IMPRODUTTIVO

L’espulsione della distinzione fra lavoro produttivo e improduttivo dipende da molteplici fattori, come marginalizzazione del marxismo nella teoria economica e la ridefinizione del campo d’indagine. L’economia perde la sua dimensione politica, opta per una metodologica basata sull’individualismo e si interessa dello studio dell’allocazione di risorse scarse fra usi alternativi dati.

GUGLIELMO FORGES DAVANZATI

 

DIGITAL LABOUR: ARRIVANO I LICENZIAMENTI ANCHE FUORI DALL’INDUSTRIA

È impensabile continuare ad ignorare l’impatto che la robotizzazione e l’Intelligenza artificiale produrranno nei prossimi anni dentro le nostre società. Lavoro, merci, relazioni, politica, diritti. Tutto è ridescritto ad una velocità senza precedenti. Serve, quindi, una nuova politica capace di affrontare gli snodi di un mondo che sta per subire questo “tsunami digitale”.

SERGIO BELLUCCI

 

IL SACRIFICIO DEL POSTO DI LAVORO SULL’ALTARE DEL PROFITTO

Nella costruzione dell’Ue di matrice neoliberista, assistiamo al superamento delle forme di tutela nazionale ed ad un appiattimento verso il basso dei sistemi di protezione sociale europei. La beffa è che a tale processo concorre proprio da quel supremo organo giudiziario che dovrebbe garantire la corretta applicazione dell’ordinamento giuridico e dei suoi principi solidaristici.

TOMMASO GIANNI

 

DOCUMENTI

 

IL COMUNICATO DELLA COMMISSIONE ELETTORALE SUL CONTRATTO

FIM-FIOM-FILM

 

 

LA RECENSIONE

 

GRAMICCIA. FRAGILI, NON VINTI

ENRICA PETRARULO

 

 

AMOROSO. L’AMARA INTELLIGENZA DI UN INTRUSO COMUNISTA

SALVATORE BONADONNA

 

FOCUS

 

 

TEMPO GUADAGNATO: LE PROSPETTIVE DEL CONTRATTO DEI METALMECCANICI

MARIO SAI

 

LA PARABOLA CONTRATTUALE DELLA FIOM

GIORGIO CREMASCHI

 

UN NUOVO SINDACALISMO: LA CONFEDERALITÀ SOCIALE

FRANCO RUSSO