Fausto Bertinotti - La democrazia sospesa (breve sintesi)

alternative per il socialismo n. 20 - marzo-aprile 2012
 

 


Con una sospensione della democrazia, sta prendendo corpo in Italia una nuova forma di governo all’interno di una costituente senza popolo. Il governo del Paese entra in un’integrazione crescente nel concerto intergovernativo europeo; l’asse franco-tedesco si apre a una qualche partecipazione italiana (seconda economia esportatrice d’Europa); l’autorità economico-politica europea e l’autorità politica italiana accompagnano il cammino e le misure del governo sul tracciato individuato a partire dalla lettera della Bce.

La coppia Parlamento - partiti di massa, la coppia regina della democrazia concepita nella Costituzione repubblicana su cui la sinistra aveva poggiato la sua idea di democrazia progressiva e/o integrale, è abbattuta. La prova non potrebbe essere più acuta: i sondaggi vedono il consenso ai partiti ridotto al 3% (tre per cento); l’opinione comune vede il Parlamento come il luogo della casta. Il consenso della sinistra ufficiale a questo processo e al governo che da esso è scaturito ha tutta l’aria di un suicidio.

Ma che cos’è questo governo? Temo si debba parlare di un governo costituente. Esso prende le mosse da una crisi strutturale che nella sua ultima fase si manifesta attorno ai debiti pubblici dei paesi dell’euro. La crisi viene affrontata dalle forze motrici del sistema, malgrado l’incertezza della prospettiva, come necessità di trasformazione. La politica, negata come sfera dotata di autonomia, riemerge con forza, quando incorporata nei luoghi della decisione sia privata che pubblica, a tal punto che la costituzione materiale, che da quelle decisioni prende origine, si fa processo costituente (senza popolo e senza democrazia), processo costituente di un modello di società regressivo e delle sue specifiche forme di governo.

E’ la fondazione, su rinnovate basi di classe, di una nuova statualità sovranazionale e della sua articolazione nazionale senza democrazia. Ritorna il governo della borghesia, in un’Europa a vocazione neo-mercantilista. Il governo Monti è il governo della borghesia. La sua ideologia è l’economia sociale di mercato, dove il sociale è ridotto al minimo, come lo Stato, in funzione del primato della competitività. (…)

L’aria di rivolta nasce sullo stesso terreno, quello segnato dallo svuotamento della democrazia e dall’eutanasia della sinistra, perciò essa può prosciugare l’acqua in cui potrebbe, al contrario, nuotare il nuovo populismo di destra. Il movimento può farlo, se saprà crescere, espandersi e costituirsi in una coalizione capace di fare società. Un’impresa tutt’altro che facile. In quel «Noi 99%, voi 1%» c’è, però, iscritta una possibilità. Certo, quest’aria di rivolta sarebbe aiutata da una ripresa, nelle culture critiche e nelle pratiche sociali, del tema, tanto dimesso quanto irrinviabile, della trasformazione. E sarebbe aiutata dalla ripresa di un lavoro politico per la resurrezione dell’unica sinistra plausibile, quella dell’eguaglianza.