Fausto Bertinotti - Morte e resurrezione della politica per una forza democratica anticapitalista  (breve sintesi)

alternative per il socialismo n. 23 - ottobre - novembre 2012
 



L’ostacolo al processo costituente della sinistra si annida, in realtà, proprio in certe culture diffuse proprio a sinistra. E’ qui che va prodotta la discontinuità, anche in noi stessi, è qui che va prodotta la rottura. La più immediata, se non si vogliono ripetere gli errori fatti nell’esperienza dell’Arcobaleno, è la necessità di compiere un ribaltamento tra la costruzione del soggetto politico e la presentazione alle elezioni. Il come presentarsi alle elezioni è un problema che viene dopo culturalmente, politicamente e temporalmente la costruzione della forza politica, o almeno l’avvio e l’avanzamento del suo processo. Dal primo non nasce il secondo che anzi ne può uscire danneggiato, se questo non ha preso risolutamente già il comando del campo e delle operazioni. Questo è il compito di oggi, tutto il resto è del demonio.

Ma c’è un ribaltamento altrettanto indispensabile quanto ancor più difficile e impegnativo. E’ quello tra la costruzione della forza politica e la costruzione della coalizione sociale. Se non ci fosse quest’ultima, la prima, anche nella sua forma migliore, finirebbe per galleggiare sulla società, sulla classe e sulla vita delle persone, condannandosi a una esiziale separazione tra politica e conflitto. Deve essere ben chiaro che si tratta, quando si riflette sulla coalizione sociale, di un problema capitale; perciò essa ha da essere dotata, per essere vitale, di tutta la sua autonomia, l’autonomia che tocca al soggetto principale. Tutti possono mettersi al lavoro, soggetti sociali, politici, culturali e, persino, economici in una trama di relazioni che stabiliscano nessi, ponti, connessioni che formino, a loro volta, il tessuto di un movimento antagonista. La raccolta di firme per il referendum sull’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori e sull’articolo 8 della legge Sacconi che occuperà l’autunno è un’occasione importante.

Più in generale si tratta di costruire una nuova potenza democratica anticapitalistica. E’ il suggerimento forte che nasce dalla novità che abbiamo chiamato rivolta. Di essa permangono vive le tracce ed essa può insorgere, in questa Europa, in ogni momento e ovunque. Il problema della costruzione della coalizione, la messa in evidenza della natura costituente che alberga potenzialmente in ogni rivolta che abbiamo conosciuto in questi anni recenti, è quello di invocare, di favorire, suggerire, la nascita delle sue proprie istituzioni. Da troppo tempo, dal tempo dei consigli, non c’è più stata la nascita di istituzioni democratiche scaturite originalmente dai movimenti del tempo. Non è accaduto neppure con il movimento altermondista, che pure ha esplorato uno spazio internazionale e ha avuto esaltanti momenti di socializzazione, i Social forum.

Ora è venuto il momento di porre la questione all’ordine del giorno. sia per necessità storica (l’alternativa irrinviabile all’Europa oligarchica dei mercati e del massacro sociale), sia per le opportunità maturate nel conflitto e nella società. Il caso della Fiom non è solo quello di un sindacato, anche se lo è. Il caso della Val Susa non è solo l’opposizione a un’opera assurda. Già vivono fabbriche e teatri e case, e altro ancora, occupati e autogestiti. E le lotte sociali, spesso isolate, si fanno, a volte, drammatiche e persino disperate. La sinistra o nasce da qui o non nasce. Lo so che le elezioni in Italia si avvicinano, ma è una ragione in più per affermare, anche nel loro tempo, la centralità della questione della coalizione sociale e per lavorarci prioritariamente. La rinascita, su di essa, della sinistra deve, a sua volta, sovrastare il problema di come questa debba essere presente alle elezioni. Almeno per non farsi male.